Il tempo dell’attesa è ampiamente scaduto. Sul futuro della Pesca sportiva e ricreativa italiana non c’è più da temporeggiare.
La tensione dei pescatori sportivi e di quelli ricreativi (non ultimi quelli che praticano da generazioni la pesca del palamito e delle nasse) è ai massimi livelli. Sale la tensione, si mobilita la base dei pescatori di tutta Italia che è stanca delle promesse, sino ad oggi non mantenute da chi governa il comparto della pesca nazionale.
La Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee (FIPSAS), dopo aver presentato proposte su proposte, limiti e regolamentazioni per una pesca più sostenibile, e dopo aver incontrato più volte i soggetti decisori (i deputati firmatari del testo unificato sul settore ittico Oliverio Caon e Catanoso, il Sottosegretario con delega alla pesca Giuseppe Castiglione del Mipaaf, la responsabile del forum della pesca del partito democratico Venittelli, il Direttore Generale della pesca Rigillo, quasi tutti i deputati della Commissione XIII Agricoltura), non può che tirare le somme in un solo modo: le aziende di attrezzature e della nautica andranno in profonda crisi.
Chiudono i negozi di pesca e cala il desiderio di andare a pesca. «C’è qualcuno che vuole chiudere definitivamente il settore sportivo e ricreativo della pesca in Italia». Infatti, in quelle sedi gli impegni erano stati verbali ma precisi: certezza dello stralcio della pesca sportiva dal testo della proposta di legge, presentazione di un nuovo testo dedicato, discussione e riflessione su un modesto contributo a carico dei pescatori, ma da investire nello stesso settore ricreativo per la raccolta dei dati, nella ricerca di soluzioni per una pesca più sostenibile, nello sviluppo di un settore che annualmente fa girare centinaia di milioni di euro nelle attività ricreative, nel turismo collegato, e che potrebbe essere il futuro spiraglio dei tantissimi giovani italiani senza lavoro.
Il risultato, fino a questo momento, ha ampiamente deluso le aspettative.
La FIPSAS ha chiesto e ottenuto un incontro informale a Palazzo Chigi, dove ha espresso il proprio sgomento e, come ultima ratio, richiesto un tavolo di discussione, vis a vis, con i firmatari della proposta di legge, al fine di fargli cambiare rotta e dissuaderli dall’andare avanti in questo modo e con questo testo unificato che ci umilia e non poco.
Entro i primi di marzo, dalla Federazione partirà la mobilitazione se non ci sarà un segnale da parte del Governo.
RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright Il Gommone